La Chiesa di Roma aveva patrimoni in Italia, in Dalmazia, nelle Gallie, in Corsica, in Africa e infine, anche più estesi che altrove, in Sicilia. In Sicilia il patrimonio veniva distinto a più riprese, dopo l’amministrazione del suddiacono Pietro, in patrimonio siracusano e palermitano.
A capo dell’amministrazione dei patrimoni di norma c’era il defensor, anche se come rectores patrimonii potevano essere inviati diaconi, subdiaconi, notarii, o chartularii.Ai defensores o ai rectores è consegnato l’estratto, riguardante il patrimonio loro affidato, del polyptychum (registri) depositato nello scrinium del Laterano e continuamente aggiornato, nel quale erano descritti i beni della Chiesa e gli obblighi ad essi inerenti.I defensores stabilivano e incassavano le pensiones dei terreni dati in gestione ai conductores, che erano a mezzo tra i rectores dei patrimoni e i lavoratori della terra, coloni originari e no, o i rustici legati ai fundi.Papa Gregorio intervenne, all’inizio del suo pontificato, nella eliminazione degli onera indetti a carico dei coloni o rustici. I responsabili di queste deviazioni e delle ingiustizie erano i defensores, i rectores, i conductores e i funzionari del fisco.Si evidenziano alcuni abusi ai quali i coloni erano sottoposti:- i defensores o i rectores rinnovavano spesso i contratti di fitto stipulati con i conductores, i quali all’atto della stipula dovevano versare al rector il libellaticum: una tangente proporzionata alla cifra del contratto. E questo frequente cambiamento avveniva a danno delle migliorie che tali appaltatori erano obbligati ad apportare alle massae e ai fundi;- il conductores effettuava un abuso ai danni dei coloni mediante la valutazione del denaro in solidi nel pagamento delle pensiones: il canone di fitto (la pensio) avveniva in danaro o in solidi versati dai coloni ai conductores. Questi maggioravano tale pagamento con il cosiddetto siliquaticum, mediante il quale la libbra d’oro era calcolata da 72 solidi a 73 e mezzo. Questa maggiorazione è definita da Papa Gregorio ingiusta;- il conductores maggiorava le misure all’atto della coemptio, i coloni della Chiesa avevano il mercato assicurato a prezzi ufficiali: qui i conductores arrivavano ad usare moggi da venticinque sestari invece che da sedici sestari. La maggiorazione detta sestariaticum era compiuta all’atto del prelievo del frumento dai rustici, mentre le misure adoperate per il versamento della merce al rector erano regolamentari. Papa Gregorio autorizza una maggiorazione di due sestari per la riduzione di peso e di volume del grano e obbliga i suoi rectores alla riparazione dei danni subiti dai lavoratori della terra;- un’altra truffa operata a danno dei rustici era quella che avveniva nel caso della triplice inlatio burdationis, la tassa quadrimestrale da versare al fisco imperiale che doveva conglobare l’imposta sul terreno e, in caso il colono non ne fosse esente, il testatico. Le rate di questa tassa erano raccolte dai conductores o dagli actionarii del patrimonio con la garanzia offerta al fisco dal padrone dei fundi. Per il pagamento della prima rata, quella di gennaio, alla raccolta delle olive, i rustici, non avendo disponibilità di danaro liquido perché i raccolti non erano ancora venduti, ricorrevano per il prestito agli actionarii, i quali pretendevano forti interessi. I coloni, per saldare il debito erano costretti a svendere a chiunque e alla spicciolata i frutti del loro lavoro. Papa Gregorio ordina, quindi, al suddiacono Pietro di estinguere pubblicamente il debito con i fondi dell’amministrazione ecclesiastica. La restituzione sarebbe avvenuta senza interessi. In tal modo la Chiesa aiutava i contadini e si assicurava le coemptiones dei prodotti della terra.Inoltre il Pontefice, per impedire la crescita dei minuta onera, degli oneri aggiuntivi, come siliquatica, granatica e sextariatica, stabilì che questi dovessero essere conglobati nella nuova determinazione della pensio.ULTIMI ARTICOLI PUBBLICATI:
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