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Nel feudo di Bissana si ritrovano dei vulcani fangosi o di aria e vengono detti Abisso piccolo, Abisso grande e Maccaluba, posti i primi due nel piano detto Quarto dell'Abisso e l'altro nel torrente che vi sta dappresso verso borea.

Essi diversamente da quelli di Aragona non formano mucchi di forma conica ma si presentano come dei laghetti in cui scaturiscono polle di acqua salsa eccessivamente torbida o a dir meglio di fango liquido spinto in su dal gas idrogeno carborato.

 
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Tali eruzioni con voce araba vengono dette Maccalube, cioè luogo dei rovesci.

Dell’esistenza delle Maccalube di Bissana ne parla il frate Tommaso Fazello, che le descrive nella sua Storia della Sicilia del 1558: «…Non lontano da questa campagna tra Agrigento e Bivona, cittadella dal nome recente, c’è un lago sulfureo, volgarmente detto Bissana, che si estende per un giro di cento passi, smisurato. In esso si trovano due crateri che emettono a turno acque perenni fino ad un’altezza di tre cubiti.»1.

Altri vulcani fangosi o di aria esistono in Sicilia a non lunga distanza dalle nostre Maccalube.

Il più celebre è quello che sta fra Agrigento ed Aragona, un altro trovasi presso la Quisquina, tra S. Stefano e Cammarata, un terzo, denominato Terrapilata è presso Caltanissetta; un quarto si rinviene presso Casteltermini, un quinto si rinviene nel feudo Mailla, nel territorio Bivonese nelle vicinanze di Cianciana e precisamente nel torrente che divide il feudo Mailla da quello della Balata.

Ed ancora a Paternò, a S. Biagio, a S. Venera, nello stagno dei Palici presso Palagonia, a Fondachello presso Giarre, nel vallone del Parco presso Aidone, a Floristella, a Xirbi presso Caltanissetta, a Villarosa, a Serradifalco, a Palazzo Adriano a nord di Bivona, ecc.

Secondo eminenti studiosi questi vulcani di fango avrebbero la stessa origine, solo essi varierebbero di estensione a seconda del suolo argilloso che forma il bacino e rigettano dai loro piccoli crateri un liquido fangoso più o meno salato sospinto dai vari gas. Nell’epoca delle piogge cambia il loro aspetto per la facile azione che il gas esercita sul terreno melmoso.

A breve distanza dai vulcani aerei di Bissana, precisamente nel mezzo delle pendici orientali del Monte di Sara, vicino al Quarto della Salinella, nel 18312 improvvisamente se ne è sviluppato un altro con violenta eruzione di fango ed acqua salsa e con forti detonazioni che si udivano, anche da lontano, come scoppi di grossi pezzi di artiglieria, ma come nella stessa epoca la vicina Isola Ferdinandea sorse pure improvvisamente e poi ben presto ingoiata dal mare, così il vulcano fangoso del Monte di Sara, dopo una turbinosa e rumoreggiante appariscenza di un mese, cessava pur esso di manifestarsi e appena ora da segni della sua esistenza.

Vito Amico, nel suo “Dizionario Topografico della Sicilia” alla voce “Bissana” fa riferimento alle Maccalube: «…Vi hanno crateri numerati sino a 150 da Giacomo Adria, donde scaturisce bollendo, putrida e puzzolente acqua mischiata di terra, che allorché vien fuori coll’acqua, si ammassa intorno al cratere, ma è poi di nuovo assorbita, e svanisce; poiché non è già perenne l’eruzione, ma in tempo stabilito suscitasi una tempesta continua per alcuni giorni, e quella cessando, stanno i crateri, e i sollevamenti della terra svaniscono in piano. Avviene un gran fragore nell’eruzione, e qualche volta tanta è l’abbondanza delle acque da venire ad allagare il lago; ma non sempre sono i crateri nello stesso sito, ne del medesimo numero. Durante l’eruzione rimane deserta la contrada, trasferendosi in altro luogo gli abitanti, a non infettarsi del tremendo fetore, ed anche perire; lungi ne vanno gli armenti e le pecore, né uccello vagola per l’aere vicino, chè ne morirebbe. Lo stesso in poche parole rinviensi descritto in Fazello: non lungi da questo territorio Aborangio, tra Girgenti e Bivona, è un lago zolfureo detto volgarmente Bissana, di quasi cento passi di circuito, con due crateri, che mandano perpetuamente a vicenda dell’acqua, all’altezza di tre cubiti. In quel tempo forse quando il Fazello visitò il luogo presentava Bissana quella figura; cel presenta l’Adria come io diffusamente ne ho detto. Venne anco detto saracenicamente Baxaluba per Bissana. E’ il Signore del territorio il Principe di Resuttana, della famiglia Napoli, perciò Duca di Bissana.»3

1 Tommaso Fazello, De Rebus Siculis, 1558.

2 G.Di Giovanni, Notizie storiche su Casteltermini e suo territorio, cap. 3, pag. 36-37.


3 Vito Amico, Dizionario Topografico della Sicilia, volume primo, Palermo.



 

Articolo tratto dal libro: "Sant'Antonino di Cianciana.  Storia di una città di nuova fondazione", Anno 2007, scritto dall'Arch. Paolo Sanzeri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Breve descrizione dell'opera: Il libro si occupa di descrivere Cianciana fin dalle sue origini, Che non coincidono con la data ufficiale di fondazione, ma inizia dall'età del bronzo fino ai primi del '900. Inoltre il libro Tratta dell'archeologia dell'architettura, dell'urbanistica, dell'arte, dell'ambiente e di altri temi inerenti il territorio comunale, in particolare del fiume Platani e della ex Rete Ferroviaria.

Il libro è disponibile presso il bookshop del Museo Civico.