Da evidenziare il Palazzo De Michele, realizzato nel 1860, sia per il carattere di opera colta che anche nella sua qualità di elemento rappresentativo di un particolare momento storico: il contatto della cultura locale con la rivoluzione industriale e, quindi, con la relativa cultura, che inserisce tale manufatto nei revivals storicistici.

Il Palazzo De Michele si inserisce in questo ciclo riassumendone alcune caratteristiche fondamentali. Il lotto compreso fra via Messina, Salita Regina Elena e via Roma, è solo in parte occupato dal palazzo che, realizzato probabilmente intorno al 1860, viene modificato nelle decorazioni della terza elevazioni alla fine del secolo.
Esso non ha subito eccessivi rimaneggiamenti o danni, nonostante l'inagibilità di alcuni locali, anche se attualmente necessità di un restauro dei prospetti esterni.
Dalla lettura delle piante del piano primo, piano nobile, l'evoluzione per addizione di ambienti verificatasi nel rapporto con le case limitrofe.
L'accesso è posto sulla via Roma ed avviene ad una quota intermedia rispetto ai livelli del blocco dell'edificio compreso tra Salita Regina Elena e via Messina. Su queste due strade si affacciano i due prospetti più significativi, maggiormente evidenziati dall'arretramento dei fronti delle case su Salita Regina Elena.
E' da notare che la scelta del linguaggio decorativo neo-gotico è subentrato già dopo che la "progettazione" del palazzo si era definita in stile del tutto diverso.
Un abbozzo di rivestimento lapideo, il portalino, la parasta d'angolo, ed inoltre tracce d'aperture già esistenti nell'opus incertum lasciate in evidenza nei prospetti, costituiscono segni ben precisi.
Il contrasto tra la pietra levigata e squadrata della parasta d’angolo e delle pareti in opus incertum creano insieme alle lesène, a forma di baluardo sugli altri due spigoli, in alto, un contrasto equilibrato.
Una fascia, simile ad una trabeazione di stile greco, con elementi ovoidali che circoscrivono dei piccoli bassorilievi a forma di fiori stilizzati, con sporgenze e rientranze, scorre nella parte alta e sembra racchiudere l’edificio.
Sulle pareti si notano delle aperture sovrastate da archi di stili diversi. Vediamo infatti, al piano terra, aperture in stile neoclassico, con cornici in pietra squadrata inserite dentro paramenti murari di pietra calcarea a conci regolari e cantonali rinforzati, mentre al primo piano sono stati inseriti archi gotico-normanni a cornice delle finestre e, ancora, al terzo piano, archi in stile Tudor (costituiti da due semi-archi ribassati che si inflettono per incontrarsi a cuspide).
In questi dettagli decorativi si esprimono le tradizioni locali che elaborano qui il linguaggio dei revivals stilistici anche grazie alla lavorabilità della morbida pietra tufacea locale che permette gli effetti di intaglio e rilievo.
Le scelte successive (quando già l'organismo del palazzo era venuto fuori) di un repertorio decorativo orientato verso l'eclettismo storicistico neo-medievale coincidono probabilmente con un allineamento alle istanze della cultura mitteleuropea alla quale, proprio per il risveglio imprenditoriale avvenuto in quegli anni a Cianciana in seguito allo sfruttamento delle miniere di zolfo, i De Michele dovevano certamente sentirsi legati.
L’insieme architettonico appare come una struttura eclettica ma tutti gli elementi sono fusi e si amalgamo bene creando un’originale ed estrosa costruzione.
Articolo tratto dal libro: "Sant'Antonino di Cianciana. Storia di una città di nuova fondazione", Anno 2007, scritto dall'Arch. Paolo Sanzeri.
Breve descrizione dell'opera: Il libro si occupa di descrivere Cianciana fin dalle sue origini, Che non coincidono con la data ufficiale di fondazione, ma inizia dall'età del bronzo fino ai primi del '900. Inoltre il libro Tratta dell'archeologia dell'architettura, dell'urbanistica, dell'arte, dell'ambiente e di altri temi inerenti il territorio comunale, in particolare del fiume Platani e della ex Rete Ferroviaria.
Il libro è disponibile presso il bookshop del Museo Civico.