Voluto dal Don Diego Joppolo, Duca della Terra di Sant’Antonino, con sua richiesta fatta già nell’anno 1663 il quale si impegna direttamente a sostenerne le spese di costruzione ove l’elemosina non sia bastevole. In data 08/08/1663 viene stipulato il contratto redatto a Palermo dal Notaio Vincenzo Lacerba.
Nell’anno 1665 dopo l’ottenimento della licenza da parte della Sacra Congregazione iniziano i lavori di costruzione, che verranno completati nell’anno 1670.
Il luogo scelto per la realizzazione del futuro convento con l’annessa chiesa di S. Antonio, è stato lungo la Regia Trazzera delle Lettighe che congiungeva Agrigento con Palermo, al di fuori del nucleo abitato in un luogo solitario denominato Piano dell’Oca. Il convento comprendeva anche un podere detto “La Sirba”.1
La fabbrica si sviluppa su due piani oltre al piano seminterrato.
Al piano seminterrato erano ubicati, in 5 locali, la cantina, la dispensa, il deposito ed il cànnava, di questi 2 locali sono ubicati ad ovest e 3 ad est.
Al piano terra vi sono quattordici ambienti, sagrestia, refettorio, cucina, portineria, che si affacciano, all’interno, sul chiostro e all’esterno sulle facciate est, sud, ed ovest.
Al primo piano, su un ampio corridoio, illuminato da finestre che si affacciano sul chiostro, si aprono trentacinque ambienti utilizzati per dormitorio e per il raccoglimento individuale.
Sul lato nord del convento, accanto alla chiesa, sorgeva un oratorio che occupava una superficie di mq. 168, avente lati di mt. 30 x mt. 6.30, intitolato a San Calogero e a cui si poteva accedere attraverso una porta del coro della chiesa, ma oggi non più esistente dopo che furono i restauri nel 1968. Già negli anni trenta questo grande oratorio era un rudere, come il baglio ad esso adiacente, che veniva utilizzato per il ricovero dei muli a servizio dei frati francescani che li utilizzavano per recarsi a chiedere l’elemosina nei feudi circostanti.2
Il prospetto è ad opus incertum, solo oggi visibile nella porzione del primo piano che non ha subito interventi, parte appartenente alla Provincia Regionale di Agrigento, lato sud ed ovest, mentre le pareti esterne hanno subito degli interventi con la messa in opera di intonaco.
Nell’anno 1866, per la legge di soppressione delle corporazioni religiose, fu soppresso il Convento di Cianciana. Il Convento fu incamerato dal demanio e la chiesa attigua fu chiusa al culto.
La “Silva” attinente al convento fu venduta a Don Gaetano Riggio.
Nell’anno 1875 la Provincia di Agrigento riceve in uso il fabbricato del convento e nel 1879 il Comune di Cianciana riceve la Chiesa di Sant’Antonio con tutti i relativi arredi e mobili.
Nell’anno 1881 il Comune riceve dalla Provincia di Agrigento il fabbricato del convento tranne il piano primo, il quale viene affidato ai Regi Carabinieri che lo lasceranno nel 1980 per trasferirsi nella nuova sede di Via Papa Giovanni XXIII.
Nel 1929 il Comune di Cianciana lascia la Chiesa di Sant’Antonio che nel 1939 viene ceduta all’autorità ecclesiastica.
Nel 1971 il Comune cede alla Chiesa di Sant’Antonio n° 3 locali del piano terra.
Il Convento fu centro di ricchezza spirituale e morale e, anche se afflitto dalla povertà del territorio ciancianese, numerosi erano gli oggetti sacri, in oro e in argento, preziose tele ad olio ed altri suppellettili, come risulta da un inventario fatto il 09/04/1879 ma che non trova riscontro nel 1939 quando il complesso passò dal comune di Cianciana all’autorità Ecclesiastica.
Nell’arco degli anni l’incuria, la superficialità, il disinteresse e i commerci occulti hanno spogliato il Convento di quegli elementi che stavano a testimoniare eventi che appartengono alla storia.
Attualmente la proprietà della fabbrica del Convento con l’attigua Chiesa è suddivisa fra tre proprietari:
- Comune di Cianciana: mq. 513.89;
- Provincia Regionale di Agrigento: mq. 451.25;
- Chiesa di Sant’Antonio: mq. 522.00.
Per la parte di proprietà della Provincia vi è in itinere un processo di cessione al Comune.
1 “Sirba” da silva, selva, così denominato il fondo annesso al monastero. Tale denominazione ricorre frequentemente nelle carte di vendita medievali. Cfr. C. Cantù, Storia degli Italiani, 1°, pag. 16, 120: «donatio praeditorium facta Liverio Abbati….di case, casamenti terre, selve vigne, selve agresti e domestiche (anno 1000); e Pavia, anno 700 d.C….per silvam de Mallo et inde collinam; e ancora: excepto silva qui fue de ipsa cortes; silva nostra cum corte (anno 1003 d.C.) ….in loco et finibus selva longa».
2 Alessio Di Giovanni. Lu saracinu.
Articolo tratto dal libro: "Sant'Antonino di Cianciana. Storia di una città di nuova fondazione", Anno 2007, scritto dall'Arch. Paolo Sanzeri.
Breve descrizione dell'opera: Il libro si occupa di descrivere Cianciana fin dalle sue origini, Che non coincidono con la data ufficiale di fondazione, ma inizia dall'età del bronzo fino ai primi del '900. Inoltre il libro Tratta dell'archeologia dell'architettura, dell'urbanistica, dell'arte, dell'ambiente e di altri temi inerenti il territorio comunale, in particolare del fiume Platani e della ex Rete Ferroviaria.
Il libro è disponibile presso il bookshop del Museo Civico.