Un ruolo particolarmente significativo assume la chiesa di S. Antonino iniziata a costruire nel 1665 e completata nel 1670: eretta, come le altre, per volere degli Joppolo, con l'annesso Convento dei Francescani Minori Riformati, per il suo ruolo di elemento conclusivo, quasi di testata della città a sud lungo la trazzera regia, sia anche perchè un tempo "Pantheon" cittadino, contenendo nelle pareti loculi per i cittadini illustri, uomini e donne, mentre sotto il pavimento e attraverso una botola, che si trova vicino all’altare, si accede a delle stanze che erano delle fosse comuni e a una stanza che era la stanza di scolo, dove una piccola finestra che, dava nella “Silva”, arieggiava gli ambienti.

Nel 1740 avviene la costruzione del campanile, il quale viene dotato di una campana grande e di una piccola.
Con l'avvento, sia pure in ritardo, dei "lumi", cadde in disuso, ma non del tutto, questa usanza medioevale di deporre i defunti all’interno della chiesa, e fu creato nel 1885 il cimitero nella zona ad est del paese, in contrada Cianciania, immediatamente esterna all'abitato.
Una scalinata di forma poligonale composta da sei scalini è posta davanti la chiesa.
La facciata presenta un portale a timpano spezzato su di un architrave, una finestra rettangolare e in alto un finto rosone. La chiesa si presenta nell’insieme sobria, semplice ed elegante, rispecchiando la tipologia della regola francescana.
Nella chiesa erano conservati antiche incisioni e dipinti andati vandalicamente persi, insieme all'archivio parrocchiale, allorché, con l'esproprio dei beni ecclesiastici, il convento e la chiesa caddero in abbandono.
Essa ha forma rettangolare, ad unica navata con abside semicircolare, misura mt. 9.40 di larghezza x mt. 30 di lunghezza, per una superficie di mq. 282. Il tetto è a volta ed il pavimento in marmo.
Il monotono intonaco bianco delle pareti è scandito in maniera ritmica da lesene doriche con stucco dorato, ottenendo nell’insieme quell’eleganza tipica del tardo barocco siciliano.
Nella parte alta della navata si aprono sei finestre nel coro e una nella cantoria, creando all’interno della chiesa un’atmosfera leggiadra come se fosse luce divina che illumina ed alleggerisce le forme amplificandone la sensazione spaziale.
L’abside era in origine separata dalla navata da una balaustra in ghisa ma anche questo elemento, funzionale e decorativo nello stesso tempo, oggi non c’è più. Qua si trova l’altare che custodisce il tabernacolo: tutto è realizzato in legno duro, artisticamente pregevole, intagliato e lavorato secondo la tradizione francescana.
Entrando e percorrendo la chiesa troviamo sul lato destro, in ordine, l’altare di S. Pasquale, del SS. Crocifisso ed Ecce Homo, L’Immacolata Concezione, S. Anna, mentre sul lato sinistro San Benedetto il Moro, S. Gioacchino, San Calogero, San Giuseppe e San Francesco D’Assisi. Le statue, che ancora oggi si possono venerare, sono realizzate in legno e risultano di ottima fattura. Questa è la sistemazione fatta dall’attuale parroco Don Francesco Gambino, ma si pensa che originariamente dovessero essere tre su ogni lato. Quelli originari sono semplici e sobri e uguali nello stile. Mentre i due altari sotto la cantoria presentano un carattere costruttivo e uno stile diverso. La cantoria doveva, nel periodo passato, servire come matroneo dove i Signori del tempo assistevano alle funzioni religiose lontani dalla gente comune.
Sotto la cantoria, intorno al sec. XVIII, fu realizzata un’edicola singolare nel suo genere, che testimonia un contatto con le maestranze probabilmente di Agrigento.
L’edicola è formata da sei colonne tortili, che nel loro movimento a spirale sono simili alle colonne del baldacchino dell’altare di San Pietro in Roma, opera del Bernini. Queste sei colonne, che sembrano animarsi in un movimento che dal basso si sprigiona verso l’alto, si interrompono per sorreggere un timpano triangolare. All’interno dell’edicola si erge la statua di San Benedetto detto il Moro.
Oggi, dopo un restauro recente, la chiesa presenta due elementi di un certo rilievo: l'edicola adorna di colonne tortili e un dipinto, raffigurante Sant'Antonino, patrono del paese, eseguito sul coperchio della cassa da morto di Ludovico Joppolo (figlio di Pietro) «che fu tra i grandi di Spagna, colonnello della cavalleria dell'esercito del re cattolico e morì nel 1732 combattendo valorosamente contro i mori, sotto Orano».
La sagrestia faceva parte del convento ed era adiacente alla chiesa. La comunicazione con essa avveniva attraverso una porta che tutt’ora si apre sul lato destro dell’abside. Qua veniva conservato l’archivio parrocchiale, archivio che successivamente fu trasportato nella chiesa Madre ma poi restituito, in pessime condizioni.
Ciò che oggi è rimasto e si può ammirare sono gli affreschi sulla volta della Sagrestia. Al centro il carro di fuoco tirato da un cavallo che erge la testa e sembra osservare la scena, sul carro il profeta Elia.
Questo affresco è circondato da festoni che volteggiano agli angoli della Sagrestia sui quali sono presenti delle scritte leggibili seguendo il senso orario partendo dal lato della chiesa.
La Chiesa è stata adibita a sezione elettorale fino al 1922. Eretta Parrocchia con decreto vescovile del 13 maggio 1960, con sede nella omonima chiesa ex conventuale.
Parroco:
1. Gambino Francesco 01/01/1961
Articolo tratto dal libro: "Sant'Antonino di Cianciana. Storia di una città di nuova fondazione", Anno 2007, scritto dall'Arch. Paolo Sanzeri.
Breve descrizione dell'opera: Il libro si occupa di descrivere Cianciana fin dalle sue origini, Che non coincidono con la data ufficiale di fondazione, ma inizia dall'età del bronzo fino ai primi del '900. Inoltre il libro Tratta dell'archeologia dell'architettura, dell'urbanistica, dell'arte, dell'ambiente e di altri temi inerenti il territorio comunale, in particolare del fiume Platani e della ex Rete Ferroviaria.
Il libro è disponibile presso il bookshop del Museo Civico.