Sicuramente la regia trazzera "Lettighe" determinò l'assetto della città. Il tratto che attraversa la città ha infatti orientamento sull'asse nord-sud; ciò, assieme all'andamento delle curve di livello, consentì un assetto perpendicolare ad esso lungo l'asse eliotermico.
Assetto voluto anche dalla cultura urbanistica del tempo che, come è noto, privilegiava, per le città di nuova formazione, l'impianto a scacchiera. Il cardo ed il decumanus anche qui fanno la loro comparsa.
Questa forma urbana non ha ovviamente significati simbolici oltre a quelli squisitamente pratici, bensì viene ad essere l'intervento più semplice e sicuro (forse ai fini di un controllo più immediato del centro abitato) da inserire sul territorio, senza un reale interesse per una coabitazione con la realtà preesistente.
Questa asserzione è evidente poiché il nucleo ove presubilmente era ubicato il Casale Chincana, non trovasi inserito nel sistema dell'impianto a scacchiera.Talune fonti affermano che il nucleo originario della città sia stato il cosiddetto Casale Chincana sorto proprio lungo la regia trazzera, ove esistette la stazione Cena, (a dire del Gaetano Di Giovanni), il posto utilizzato per il cambio dei cavalli e per ristorare i viaggiatori.
Ma la stazione Cena, nell’Itinerarium Antonimi è posta a sinistra del fiume Platani, mentre molto probabilmente la stazione doveva essere quella denominata “Comiciana” posta a destra del fiume Platani mentre in alcune carte dell’itinerario è posta anche a sinistra dei monti gemelli, l’attuale Monte Cammarata.
Sin dall’epoca di Augusto i proprietari delle tenute che si trovavano lungo le maggiori strade, dovevano fornire a proprie spese le mute dei cavalli per i corrieri della posta imperiale. Naturalmente non si trattava del trasporto di merci, ma di un servizio celere d’informazioni che consentiva il recapito di notizie a Roma da ogni parte dell’impero, anche dalle regioni più remote.
Occorreva perciò che i cavalli fossero sostituiti ogni dodici o quindici chilometri. Poi in seguito l’Imperatore Nerva stabilì che fosse il pubblico erario ad affrontare le spese per i cavalli e affidò la direzione del servizio a un magistrato di rango equestre, il praefectus vehiculorum.
A differenza, della maglia di Alessandria della Rocca, che anch’essa utilizza l'impianto a scacchiera, quella di Cianciana come evidenziato, presenta l'interessante fattore "orientamento". Da quanto detto risulta evidente che non esiste un "cuore della città", perlomeno dal punto di vista ufficiale, in quanto lo slargo antistante il Palazzo Joppolo e la Chiesa della Matrice, più che un luogo di contatti cittadini, si configura come uno spazio "di rispetto" voluto dal signore nei confronti dell'agglomerato urbano.
Si andavano costruendo le casette rustiche di solo piano terreno che non avevano nè stile nè epoca e che erano appena un’evoluzione del pagliaio.
Ovunque in Sicilia era diffusa la domus solerata, cioè l’abitazione unicellulare suddivisa in due piani mediante un solaio in legno; al piano terra si lavorava, si mangiava, si viveva; il piano superiore, accessibile mediante una scaletta, serviva per la notte.
Nessun servizio; nessuna finestra; aria e luce entravano, quando entravano, dalla sola porta. La vita si svolgeva sulla strada.
Il territorio del nuovo paese, come di ogni comunità di nuova fondazione, si componeva di più parti.
Oltre, al centro urbano, infatti vi erano le terre comuni, cioè una tenuta, in genere ad esso limitrofa, e i terreni concessi ad enfiteusi, trasformati dai coloni in “chiuse”, termine ancora usato dai ciancianesi, cioè beni allodiali di piena disponibilità, e infine i fondi feudali appartenenti al barone che li concedeva in affitto o terraggio, e su cui gli abitanti potevano molto spesso godere di determinati usi civici.
Il territorio dei feudi appartenenti al paese, sotto il profilo morfologico presenta un insieme di terre delimitate a nord da una serie di monti che dominano la Sicilia centrale, con il monte Cammarata con il suo alto e slanciato profilo, la Quisquina e la montagna delle Rose.
Il territorio presenta il susseguirsi di bassi monti, colline e ampie vallate, tipico della Sicilia interna, segnata dalla presenza del fiume Platani che dalla foce di Eraclea Minoa sino alla vallata sotto Sutera fu la via più naturale della grande civiltà dei Sicani. La produzione più abbondante di queste terre era quella del frumento, che faceva guadagnare alla Sicilia l’appellativo di granaio d’Italia. Non mancavano le coltivazioni di fave, ceci, avena, come di viti, mandorle, ulivi.
Seguendo il processo storico che ha delineato l'attuale forma urbana, si possono individuare quattro fasi formative:
1) quella che va dal XIV al XVI sec., caratterizzata dalla formazione del nucleo abitativo attorno all'originario Casale Chincana;
2) quella che va dal XVII al XVIII sec., caratterizzata dall'edificazione e organizzazione della città con l'innesto di importanti edifici religiosi;
3) quella relativa al XIX sec., caratterizzata dalla formazione dei quartieri per l'aggregazione delle nuove forze lavorative impegnate nell'attività mineraria;
4) quella oggi in atto, caratterizzata da un'espansione della città nel territorio, verso valle, sostenuta da una crescita nel bisogno d’abitazioni più confortevoli. Il centro urbano è situato alle pendici del Monte Calvario (mt. 415).

(Arch.Paolo Sanzeri)
Articolo tratto dal libro: "Sant'Antonino di Cianciana. Storia di una città di nuova fondazione", anno 2007, scritto dall'Arch. Paolo Sanzeri.
Breve descrizione dell'opera: Il libro si occupa di descrivere Cianciana fin dalle sue origini, che non coincidono con la data di fondazione ufficiale, ma inizia dall'età del bronzo fino ai primi del '900. Inoltre il libro tratta dell'architettura, dell'archeologia, dell'urbanistica, dell'arte, dell'ambiente e di altri temi inerenti il territorio comunale, in particolare del fiume Platani e della ex rete ferroviaria.
Il libro è disponibile presso il bookshop del Museo Civico.