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L'espansionismo arabo nel Mediterraneo centrale ed occidentale ebbe il massimo Sviluppo Agli inizi del IX sec. Anche se già, da circa un secolo e mezzo, orde di pirati Musulmani infestavano quelle coste.

 

La prima incursione araba in Sicilia avvenne nel 652, triste preludio di che scorrerie futuro, col passare del tempo, divennero e continuano sistematiche.

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Nel 669, Siracusa Venne Messa a Ferro e Fuoco e depredata D'ogni ricchezza.

Altre incursioni Limitate ai litorali Isolani si registrarono Nelle cronache dell'epoca, opera ad Generalmente di bande di predoni isolare, mosse dall'unico Scopo di Bottino Fare e catturare qualche prigioniero da vendere Schiavo nei Mercati tunisini.

Un'azione Preparata, invece, fu la spedizione musulmana contro Cossyira (Pantelleria), espugnata nel 700 Dopo tre anni d'assedio. La conquista di questa isola del Mediterraneo consentiva agli arabi il controllo del Canale di Sicilia e La creazione di un'importante base logistica strategica e per le Loro Ormai consuete azioni di pirateria marittima e terrestre, Rivolte contro Le Navi Che solcavano quel tratto di mare e contro le prospicienti coste siciliane.

Le spedizioni musulmane, da questa data in poi, assunsero caratteristiche di vere e PROPRIE Operazioni militari con l'evidente Scopo di Creare Insediamenti Arabi in Sicilia.

Probabilmente nel 703 i Musulmani sbarcarono di nuovo in Sicilia, mettendola a sacco e Facendo grande bottino. Fecero ritorno nel 704 assalendo e depredando una città di CUI le fonti non Hanno Saputo riportarci il nome. Nel 705 si ebbe Un'altra incursione Che interesso Siracusa o, più Probabilmente, i sobborghi della capitale bizantina. Altri saccheggi si verificarono nel 720 e, in maniera continua, dal 727 al 735 e, infine, la spedizione del 740 capeggiata da 'Abd al-Rahman ibn Habib Che misero uno serio repentaglio la libertà della Sicilia. L'Isola si salva solo per il rientro in Africa delle Milizie islamiche, richiamate uno causa di una sommossa Berbera. Sull'onda dei successi travolgenti ottenuti in Africa e Spagna, La strategia dell'espansionismo islamico sembro non escludere l'ipotesi di conquista della Sicilia.

Così Ormai le Intenzioni degli Arabi apparvero Chiare: conquistare la Sicilia per Poter Controllare il Mediterraneo.

Infatti la grande avventura araba di Sicilia ebbe inizio con la partenza di Asad ibn al Furat da Susa in Africa, Che Sbarco il 16 giugno dell'827 Assieme a 10.000 fanti e 700 cavalieri alla foce del fiume Mazaro, presso la città di Mazara, senza Incontrare alcuna resistenza. Il Comandante Saraceno, per togliere ai Suoi Armati Ogni speranza di ritorno in terra d'Africa e per rafforzare nei combattenti la Volontà di Vittoria, ordino l'incendio delle sue stesse navi. Dopo l'intervento bizantino fu Costretto ad abbandonare tutti i Territori e le città occupate ea rinchiudersi tra le mura di Menae (Mineo) prima e poi Mazara.

Tra l'830 el'841 i Musulmani rinvigorirono le incursioni contro la Sicilia.

Un'armata araba, formata da 40,000 Soldati, Venne indirizzata nell'isola Sotto il comando di Asbag, a servizio del principe aghlabita Ziyadat Allah.

La stretta musulmana colpi l'intera Sicilia, senza Che le milizie greche potessero opporre un solido freno alla conquista del nemico invasore.

Palermo, Dopo un assedio durato un anno, fu costretta uno piegarsi; Identica sorte toccò uno tutte le cittadine della Val di Mazara, un Drepanon, un Lilibeo, ad Erice. Tutta la Sicilia occidentale cadde sotto il giogo dell'Islam. Comunque dovettero passare ancora altri 37 anni Prima che l'intera Isola Fosse interamente sottomessa agli Arabi.

Ancora resistenza Nell'877 opponevano ai singoli Musulmani città a causa: la solida Siracusa e la tenace Taormina. MA Nella primavera di quell'anno, anche Taormina, la città perla dello Ionio, Venne attaccata Dagli Arabi di Giafar ibn-conquistata e Maometto, Dopo un'eroica resistenza accanita ed a cui partecipo tutto il popolo.

Nel 902, anche l'ultima roccaforte cristiana, Taormina, espugnata Venne.

La mezzaluna dell'Islam sventolava Ormai su tutta la Sicilia da all'Etna Erice, da Capo Peloro uno Capo Boeo. Il Trattato di Pace del decreto 967 la perdita definitiva dell'Isola, da parte dei Bizantini, Che Venne così sottoposta all'emirato arabo d'Africa.

VI Furono dei Tentativi dei Bizantini di Liberare la Sicilia Dalla dominazione araba, ma servirono solo uno danneggiare e ritardare i Miglioramenti Che gli arabi stavano apportando ea rallentare il processo di Sviluppo in corso.

Infatti con l'ascesa al trono di Bisanzio di Michele IV Paflagone (1034), fu compiuto un nuovo Tentativo di riconquista della Sicilia, al duplice Scopo di cacciare gli arabi dall'Isola e di gran lunga cessare le incursioni saracene contro l'Italia meridionale. Il Tentativo falli e, quindi, la Sicilia resto in mano Saracena.

La Sicilia musulmana Venne affidata ad un governatore e poi suddivisa in cinque deputazioni, sottoposte ai Rais (CAPI): Trapani, Palermo, Messina, Siracusa, Catania.

Gli Arabi rafforzarono tutte le attività produttive, dall'agricoltura alla pastorizia, dall'industria all'artigianato, dal commercio interno uno Quello esterno.

Riattivarono La Piccola proprietà privata uno svantaggio del latifondo.

Le migliorate condizioni sociali fecero si che la vita rurale rifiorisse e sorgessero così muovi villaggi e borgate.

Fra il fiume Salso ed il Platani si possono FISSARE Probabilmente i Confini Orientali ed Occidentali della diocesi agrigentina in età paleocristiana e bizantina.[1]

Più tardi, nell'ultima fase del dominio musulmano, il territorio di Agrigento (con esclusione della contrada saccense) fu accorpato Nella Taifa di Ibn al Hawwas E quindi di Ibn Hammud, insieme alla Vasta fascia centrale Che da Enna e Caltanissetta giungeva ad ovest fino a Castronovo ed uno nord fino a Termini.[2]

I confini della Taifa Saranno riprodotti a partire Dalla fine dell'XI secolo da quelli della Diocesi di Agrigento Rinata Che incorporerà anche l'area più occidentale dell'attuale provincia, fino al Belice, pertinente in età bizantina alla non più ricostruita Diocesi di Triocala.

Secondo lo Che Riprende la, Scaturro notizia dall'Amari, intorno al 1040 era signore dei Territori di Trapani, Marsala, Mazara, Sciacca e di tutte le Pianure Occidentali ibn Abd Allah Mankùt. Quindi i Territori di Caltabellotta, Platani, nonchè il Casale di Bissana Probabilmente avranno Fatto parte del dominio dei beni del Mankùt, dei qualifiche finisce Ogni memoria storica Nell'anno 1053 E NON SI SA SE QUESTI Territori venissero assorbiti Dalla repubblica palermitana o Dalla signoria di Castrogiovanni.

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Venite già accennato, gli Arabi, dal IX all'XI secolo, costruirono NUMEROSI villaggi e casali fortificati lungo le coste, una guardia delle valli e dei corsi d'acqua più importanti.

La parte di gran lunga maggiore degli Insediamenti aperti di età arabo-normanna sorge su siti già abitati in età romana e tardo-romana, Almeno fino al V-VI sec. , infatti dC Il Casale Bissana Sorge Accanto ad Un'area ove si sono evidenziati frammenti di ceramiche di età medievale e romana, Fatto questo CHE FA Ragionevolmente supporre Che QUESTI siti Siano Stati popolati senza interruzioni anche nel corso dei secoli VII-X.

Il Casale Bissana è il più grande tra le masserie del territorio ed è costituito dall'aggregazione di più corpi di fabbrica uno diversa elevazione.

La struttura meglio conservata E quella Corrispondente al casamento del proprietario Che si eleva su piani di scadenza.

E 'caratterizzato da una certa Regolarità Nella Disposizione delle aperture Che al primo piano rivelano una certa accortezza Nelle rifiniture delle cornici ad arco ribassato. Le aperture del primo piano sono Invece delle semplici aperture prive di Qualsiasi elemento decorativo.

Nel territorio agrigentino ne vennero edificati parecchi, ad altri, invece, fu cambiato il nome.

La prima prova dove confrontare il toponimo nei documenti finora trovati e, quindi, la prima prova dell'esistenza del Casale di Bissana l'abbiamo datato in un documento ufficiale del Periodo aragonese, a Barcellona (Spagna) il 21 settembre 1293.

In questa lettera Re Giacomo II scrive all'infante Federico d'Aragona, di accertare l'usurpazione di beni della Curia Alcuni siti nel territorio di Sciacca da parte di Gerio Purpuruczu e Pietro Lucchese, per assegnarli uno Pietro Surdo Che ne ha Fatto richiesta. Vi si descrivono, inoltre, i confini del feudo in Questione.

ACTA SICULO ARAGONESIA-CXLV- R. 260, f. 250 r. : 21 settembre 1293, Barcellona, Iacobus Dei gracia ecc Inclito et Karissimo fratri Suo domino Federico Infanti et. Exposuit in nostram presenciam P. Surdus familiaris et fidelis noster quod nonnulla bona et possessiones Curie nostre posita in territorio Sacce iuxta Casale Bisane ab oriente uno septemtrione iuxta Casale Cartere et predicte Bisane Occidente iuxta casale Misilcasimi AB et a meridie iuxta mare, sunt per Gerium Purpuruczum Petrum et Luchesem in fraudem dicte Curie nostre occupata, et sibi supplicavit in suarum expensarum sibsidium et uxoris sue noviter quam duxit de mandato et beneplacito nostro, predicta bona et possessiones per nostram excellenciam provideri. Cuius supplicacionibus benignius inclinati quia benemeritum tamquam ipsum speciali gracia persequi volumus, vastram dicimus et fraternitatem rogamus quatenus inquisicionem diligentem occupazione super dictorum bonorum et possessionum fieri facientes, si constiterit vobis per dicta eamdem inquisicionem bona et possessiones racionabiliter annuncio nostra Curiam pertinere et pro predictos et Gerium Petrum seu alios cuoscumque fuisse in occupata Curie fraudem, statim bona ipsa ad manus Curie revocari et ipsam revocacionem post dicto P. Surdo Pro Vita et substentatione sua et uxoris sue exhiberi et assignari mandetis et faciatis. Datum Barchinone.IX. Kalendas octobris anno Domini millesimo.CC. nonagesimo tercio.(Acta aragonensia Siculo, I, 1, Documenti sulla Luogotenenza di Federico D'Aragona, a cura di F. Giunta, N. Giordano, M. Scarlata, L. Sciascia, Palermo 1972, pagg. 128 e 129, doc. CXLV. )



[1] C. C. Mercurelli, Agrigento paleocristiana, in Memorie della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Roma 1948, p. 24, fig. 2.

[2] Michele Amari. Storia dei Musulmani, III, p.175. Una ricostruzione cartografica delle taifas siciliane dell'XI secolo è offerta da F. D'Angelo, Il territorio della Chiesa Mazarese in età normanna, pagg. 154-155 e 160-161.

 

Articolo tratto dal libro: "Sant'Antonino di Cianciana.  Storia di una città di nuova fondazione", Anno 2007, scritto dall'Arch. Paolo Sanzeri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Breve descrizione dell'opera: Il libro si occu di descrivere Cianciana fin dalle sue origini, Che non coincidono con la data ufficiale di fondazione, ma inizia dall'età del bronzo fino ai primi del '900. Inoltre il libro Tratta dell'archeologia dell'architettura,, dell'urbanistica, dell'arte, dell'ambiente e di altri temi inerenti il territorio comunale, in particolare del fiume Platani e della ex Rete Ferroviaria.

Il libro è disponibile presso il bookshop del Museo Civico.