La Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento ha promosso una sistematica ricerca mirata alla individuazione di alcuni insediamenti dell’età del Bronzo Antico e del Bronzo Medio Siciliano situati lungo la costa e in prossimità dei principali corsi d’acqua, quali il Salso e il Platani.

La Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento ha promosso una sistematica ricerca mirata alla individuazione di alcuni insediamenti dell’età del Bronzo Antico e del Bronzo Medio Siciliano situati lungo la costa e in prossimità dei principali corsi d’acqua, quali il Salso e il Platani, nella convinzione che i contatti in questo territorio con il mondo egeo nel corso del II millennio a.C. fossero stati molto più frequenti e duraturi, non evidenziati da indagine archeologiche assolutamente scarse o addirittura inesistenti. La ricerca ha fatto emergere due grandi realtà di cultura materiale presenti nel territorio agrigentino nella prima metà del II millennio a.C., la cultura castelluciana diffusa in maniera massiccia nelle zone costiere e pericostiere e la cultura di Rodi-Ciavolaro profondamente attestata nel bacino del platani, dalle zone più interne fino quasi alla foce,con influenze più o meno profonde derivanti dai contatti con la cultura castelluciana.
Fino ad ora non è emersa alcuna testimonianza concernente la presenza di ceramica bruna tipo Rodì-Ciavolaro nella zona costiera e pericostiera agrigentina che va dalla foce del Salso fino ad  arrivare alla foce del Platani, a delimitare due grandi arre culturali l’una rivierasca e l’altra interna.
Fin dai tempi più remoti in vicinanza della foce del fiume Platani (Halykos), porto naturale, sono sorte città di notevole importanza. Sulle rovine dell’antica Makara i Cretesi costruirono Minoa, insediamento acheo-cretese al fine di permettere la risalita lungo il fiume Halykos (Platani) delle valli retrostanti, da parte dei mercanti di salgemma, che creavano rapporti commerciali, mercantili e culturali non marginali né episodici.
Cronologicamente i mercanti nel periodo sono stati: cretesi; greci; romani; arabi; visto la presenza delle due saline, la nostra Chincana e la Platanella sita nel territorio di Cattolica Eraclea.
Da non sottovalutare la presenza nel territorio di Cianciana delle miniere di zolfo, sicuramente conosciute fino dai tempi antichi, che i recenti scavi archeologici su Monte Grande, nel territorio di Palma di Montechiaro, hanno evidenziato i contatti con il mondo egeo-levantino, ci fù un rapporto costante di tipo commerciale che interessò l’approviggionamento dello zolfo per il quale mercanti del Peloponneso di Egina delle isole egee e di Cipro veleggiavano verso il canale di Sicilia toccando la costa agrigentina molto prima che arrivassero su questi stessi lidi i mercanti micenei nel XIV sec. a.C. come dimostrano i recenti scavi dei siti di Madre Chiesa e di Cannatello.
Nell’età romana Agrigento era già un centro dell’industria degli zolfi, si ha notizia che esistevano publicae sulfuris fodinae. Ciò è dimostrato dalle Tegulae mancipum sulfuris Agrigentinae, pubblicate dal Mommsen e da lui egregiamente illustrate.
Erodono, (nato nel 486 e morto nel 429 a.C.) nel V sec. a.C. parla dell’esistenza di un avamposto punico (cioè di un paese sorto per esigenze militari) nel punto in cui il Platani (prima Halykos) descrive un’ampia ansa, tra S. Angelo Muxaro e Cianciana.
Numerosi resti archeologici fanno pensare ad una antica storia di nuclei sparsi nella zona fin da epoca remota. Si parla di un’ipotetica città della "Ferla”, avente circa 30.000 abitanti, sorta vicino ad un'ansa del fiume Platani, distrutta nel XIV da un violento terremoto ed ubicata nel Piano di Loca, Castellaccio e Ciancianìa. Terremoto molto probabilmente del 09 dicembre 1401.
Lo si diceva di nascita recente, feudo del Principe del paese vicino, appena una fattoria due secoli prima, ma la zona del Castellazzo ricca di monete e cocci, con altissimi virgulti, chiamata dal vecchi <<Città della Ferla>> parlava di lontani insediamenti umani,come i ruderi nascosti fra gli ulivi e vigneti, giù dal Cimitero, non sempre nascondevano monete e piombi di Siracusa, e ampolle vitree e patere con testine moresche. (1)
Il nome “Ferla” spunta  per la prima volta nella “Convenzione et concordia” del 28 luglio 1269.
Precedentemente era sorta sullo stesso territorio la "Sarat-Iblatnu", distrutta col ferro e col fuoco da Federico II perché i suoi abitanti, di origine saracena, si erano rifiutati di prestagli giuramento di fedeltà non avendo ottenuto garanzie di liberta (quei musulmani vennero deportati a Lucera dei Pagani).
Il Gaetano di Giovanni (2) nel suo testo Notizie storiche su Casteltermini e suo territorio in merito al sito ove ricade Cianciana riporta: “E' il vaghissimo e ridentissimo monticello sul quale siede la Comune di Cianciana,......, surta nel secolo XVII, dove nei tempi medievali fu il Casale Chincana spettante allora all'agro di  Cammarata,  che sin là estendevasi; e non sono lontano dal vero, nel credere che le fertili terre, che stavano attorno al casale, abbiano formato, in tempi anteriori, quella Villa o Massa Cinciana che possedè in Sicilia la Chiesa di Roma. E forse su quel monticello esistette la Stazione Cena dell'itinerario dell'imperatore Antonino; e forse anche la Città di Ancira, celebre per la fedeltà mantenuta ai Cartaginesi, ai tempi di Dionisio il Vecchio, con Solunto , Segesta, Panormo ed Entella. Le rovine, alle quali accenna il Fazello, scorgonsi a mezzodì di Cianciana, in una larga estensione di terreno formante le contrade Canalaro, Mandranova, Ciancianìa, Castellazzo, Vitellacci ecc. ecc.” (3).

Note:
1)-Pietruzze di Sicilia, Serafina Montalbano.
2)-Gaetano Di Giovanni, Notizie storiche su Casteltermini e suo territorio, cap. 3, pag. 27.
3)-Gaetano Di Giovanni, Sulla strada nazionale da Bivona a Girgenti.