Nel XI sec. inizia la venuta dei Normanni ai quali seguono gli Svevi e gli Angioini.

Nel XI sec. inizia la venuta dei Normanni ai quali seguono gli Svevi e gli Angioini.Come nel resto della Sicilia, anche nel territorio agrigentino gli anni di Federico II rappresentano un momento cruciale nella storia del popolamento rurale.Le tensioni etniche e sociali, già manifestatesi negli ultimi decenni del regno normanno e sfociate in un vero e proprio conflitto militare nella prima metà del XIII secolo, insieme probabilmente ad una politica agraria che privilegiava l’estendersi della monocoltura cerealicola, segnarono infatti la fine del popolamento per casali che aveva caratterizzato le campagne siciliane nei secoli precedenti.Il territorio di Agrigento, ed in particolare la parte occidentale dell’attuale provincia, costituì uno degli epicentri degli scontri di quegli anni, e di essi subì tutte le disastrose conseguenze.Come l’alta valle del Belice, infatti, anche l’alta e media valle del Platani aveva, già durante il regno di Guglielmo I e poi alla morte di Guglielmo II, offerto rifugio ai musulmani in fuga dinanzi all’offensiva scatenata dai latini: nella seconda metà del XII secolo si andava così formando quel ridotto saraceno che, sotto Federico II, finirà per costituirsi in vero e proprio emirato autonomo.
Carta della Provincia di Agrigento con i siti del…..                                                         Tav. n° 9
La fortezza di Platano, già centro della resistenza musulmana durante la conquista normanna, fu una delle roccaforti nelle mani dei saraceni ribelli, parte di quello stato islamico nel cuore del regno costituitosi durante l’assenza di Federico dalla Sicilia.Guastanella, altra roccaforte musulmana, fu la prigione del vescovo di Agrigento, Ursone, detenuto per più di un anno tra il 1220 e il 1230 e liberato soltanto dopo il versamento di un ricco riscatto.Gli insorti, durante la prigionia, giunsero a saccheggiare i beni della chiesa nella città e ad occupare la stessa cattedrale, come viene narrato in un documento del 1260, edito dal Collura.Lo stesso diploma dipinge un quadro fosco degli anni della guerra, ricordando il clima di incertezza e di paura che dominava le campagne agrigentine, tanto che gli uomini non osavano uscire dalle terre nelle quali abitavano per recarsi a coltivare i campi.Lo scontro con Federico e la definitiva sconfitta musulmana ebbero come effetto l’abbandono di quasi tutti i castelli, centro della resistenza, e lo spopolamento pressoché totale delle campagne agrigentine, ed in particolare della valle del Platani, che deserta rimarrà fino alla colonizzazione feudale dei secoli XVI-XVII.Ma già prima dell’esito finale dello scontro, le tensioni e l’insicurezza, protrattesi per decenni, avevano condotto all’abbandono degli abitati non difesi, i casali, centro dello sfruttamento agricolo del territorio.

La deportazione in Puglia dei villani saraceni, che dovevano costituire la gran parte della popolazione dei casali, diede il colpo di grazia ad un popolamento rurale che doveva essere già fortemente in crisi.

Federico tentò di opporsi allo spopolamento, con nuove fondazioni e trasferimenti di abitanti.Nel 1239 l’imperatore fece costruire il casale di Burgimilluso, mentre gli abitanti di Andrani e Arcudaci furono trasferiti in un luogo tra Agrigento e Sciacca; un casale venne fondato inoltre tra Agrigento e Licata presso Cumiano.

Ma la tendenza all’abbandono degli abitati era ormai irreversibile: dopo la morte di Federico sembra non essere rimasta più traccia di quella organizzazione della popolazione rurale dei casali che aveva caratterizzato l’età normanna.

Lo studio delle fonti e la prospezione archeologica hanno consentito di ricostruire nel bacino del Platani una rete relativamente fitta di villaggi rurali dalle caratteristiche relativamente omogenee: privi di opere di difesa, essi occupano le pendici di colline di modesta altezza, nei pressi di un corso d’acqua o di una sorgente.

La morfologia dei siti prescelti chiarisce la loro funzione esclusiva di popolamento agricolo.Certamente abitati in età normanna, molti dei siti hanno restituito anche ceramica che, alla luce degli studi più recenti, è probabile vada attribuita almeno all’XI secolo: la continuità tra rahal musulmano e casale normanno, già ipotizzata da molti studiosi, sembrerebbe dunque trovare conferma dalla prospezione in superficie. Non si può escludere, sulla base delle conoscenze attuali sulle ceramiche medioevali siciliane, che alcuni degli insediamenti fossero già abbandonati alla fine del XII secolo: gli scontri etnici e sociali, le prime espulsioni di saraceni, di cui si ha notizia gia sotto il vescovo Gentile (1154-1171), l’insicurezza diffusa nelle campagne, potrebbero aver messo in crisi il popolamento per casali già negli ultimi decenni del regno normanno.Oltre i primi decenni del sec. XIII solo pochi Castre (tra quali Mussarum e Guastanella) dovettero ospitare modesti insediamenti ancora per tutto il XV sec.. In definitiva, la fascia litoranea da Mazara e Sciacca ad Agrigento, non più ripopolata dopo la strage e l’esodo dei musulmani rimarrà come zona di caccia per il sovrano, punteggiata da due Solatia reali e per il resto quasi deserta; perché venga ricolonizzata necessiterà attendere le fondazioni baronali d’età moderna.