CIANCIANA, IL MISTERO DEI PICCIOLI FANTASMA.


“Si li patruneddi unn vonnu chi stai ni la casa d’iddi, tu unn ci po’ chiu’ stari: ‘a nesciri!”: se i padroncini non vogliono che resti nella loro casa, tu non puoi più stare, devi andare via.

Così ci dice la signora Celedonia di Cianciana, un comune in provincia di Agrigento, quando inizia il suo racconto in merito alle strane presenze nella casa “ a li patrunedda” i padroni delle case. Presenze che governano la casa. Presenze che quelle case le hanno abitate.



“Iddi ci su, puru ca unn si vidinu”- loro ci sono anche se tu non li vedi.


Una storia che ha dell’incredibile, da far venire i brividi quando la si ascolta. Una storia che ricorda il film di Alejandro Amenábar “The Others” con Nicole Kidman e Christopher Eccleston.

“Me patri mi cuntava spissu ssa storia. Mi la cuntava sempri e ju mi la signavi nta la testa”.


‘Mio padre raccontava spesso questa storia. – dice la signora Celedonia accomodandosi davanti una tazza di the alla menta – La raccontava sempre ed io l’ho imparata a memoria. Diceva che quando era ragazzo, nel periodo di Natale, con gli amici, si riunivano per giocare a carte ‘a la mar’anna’ alla marianna in una casa che, nei suoi racconti, sovente chiamava ‘la tana’”.

Una casa piccola e disabitata. Una casa che sembrava davvero una tana perché era praticamente sottoterra: quella casupola era come “nna ciappula” una trappola.


‘Si riuniva insieme ai suoi amici portando dietro il fiasco di vino rosso, qualche tozzo di pane con olive e formaggio “pi spuzzulari” per sgranocchiare e, immancabili le sigarette ma – tiene a precisare la signora Celedonia – le sigarette non erano uguali a quelle che si fumano oggi. Suo padre fumava tabacco e qualche volta anche i sigari’.


‘Ogni sera andavano alla tana per trascorrere in compagnia qualche ora, loro giocavano con i soldi, anche se si trattava solo di qualche centesimo “tanto pi diri chi jucavanu comu li granni” giusto per giocare seriamente come facevano gli anziani.


Una sera quando i ragazzi, come di consueto, si sono riuniti per giocare, appena arrivati si accorgono che sul tavolo da gioco vi erano, per ogni postazione dei soldi, forse rimasti sul tavolo la sera precedente’.


“Ma li sordi parianu abbunnati” –la cosa li stupì molto perché i soldi sembravano troppi ed erano sicuri che in quella casa non era entrato nessuno visto che le chiavi le possedevano solo loro e il proprietario di casa.

 

 12/04/2013: www.siciliainformazioni.com


Il proprietario di quella casa era un signore anziano chiamato “u’sacristanu” il sacrestano perché per molti anni aveva lavorato in Chiesa. Poi pensarono che qualcuno di loro li aveva dimenticati la sera precedente, ma anche questa ipotesi sembrava illogica, e dopo qualche battuta e qualche bicchiere di vino, non ci fecero più caso e continuarono a giocare.


“La questioni però un fu singola” – l’episodio non è rimasto isolato. Anche la sera successiva i ragazzi trovarono soldi sul tavolo, e la sera dopo, e ancora. Erano certi che quei soldi non fossero loro e, certamente non potevano essere di “lu sacristanu” perché era noto a tutti in paese che l’uomo non godesse di grandi finanze. Campava appena di una misero bottino di soldi messi da parte per le emergenze e qualche volta, era costretto a tornare in Chiesa e chiedere l’elemosina al parroco.


“L’addevi addumannarunu cunsigliu a lu sacristanu picchì unn si capacitavanu” – i ragazzi per cercare di comprendere quella storia, chiesero spiegazioni al sacrestano perché non riuscivano a capire.


“Lu voli sapiri soccu c’arrispunniu?” Volete sapere cosa gli ha risposto? Gli ha detto che loro avrebbero dovuto prendere sempre quei soldi che trovavano sul tavolo e far finta di nulla, e cosa molto importante, non avrebbero dovuto ai dirlo a nessuno”.


Ogni sera per molte sere i ragazzi infatti tornarono in quella casa e ogni sera trovarono soldi. La storia andò avanti per un po’ di tempo, finché qualcuno del gruppo, parlando con un amico che non frequentava ‘la tana’ e non apparteneva a quella cerchia di amici, non rivela tutto quanto.


“Chiddu dissi lu misteru! L’intrusu c’era.” –lui aveva rivelato il segreto. Ora c’era un intruso.


Neppure il nuovo ragazzo aveva fatto mistero della singolare vicenda che era accaduta ai ragazzi della casa, raccontandolo a sua volta ad altra gente e in breve e tempo la curiosa storia fu sulla bocca di tutti.


“Li patrunedda unn ponnu suppurtari n’affrountu” – i padroni, le presenze di quella casa non avrebbero potuto sopportare un’offesa del genere. “Si li patruneddi unn vonnu chi stai ni la casa d’iddi, tu unn ci po’ chiu’ stari: ‘a nesciri!”


Una sera, l’ultima trascorsa in quella casa, i ragazzi si sono dati appuntamento alla solita ora, e quando entrarono, con loro grande sorpresa, i soldi non c’erano più.


“Picciuli unn ci n’eranu cchiu”- Stupiti di quella situazione, si guardarono in faccia per cercare qualche indizio, per sapere chi del gruppo aveva rivelato qualcosa, ma nessuno aveva il coraggio di ammettere il proprio errore. Si guardarono attorno per sapere se c’era qualcos’altro di strano oltre ai soldi che mancavano.


Quella sera hanno mangiato come di consueto pane olive e formaggio, hanno bevuto qualche bicchiere di vino rosso e hanno giocato come al solito.


“ Ma l’affruntu era troppu forti. E li patrunedda unn pirdonanu!” – l’affronto era imperdonabile e i padroncini della casa, non perdonano.


Tutto apparentemente sembrava normale. In tarda notte, stanchi e soddisfatti della serata i ragazzi decisero di tornare a casa.


In quel momento però qualcosa stava succedendo. I ragazzi si accorsero di un fatto che li terrorizzò incredibilmente: nessuno di loro aveva più le scarpe!


“Li scarpi eranu fora! Tutti fora! – le scarpe si trovavano fuori di casa. Tutte fuori di casa!- nuddu d’iddi putia trasiri cchiu’ dintra la casa! Nuddu li vulia cchiu sutta ddu tettu – nessuno di loro poteva rimanere più dentro casa. Non erano più ben accetti sotto quel tetto.


Dovevano uscire, tutti. e così fecero. E da quella volta nessuno di loro rientrò più in quella casa.