M’ero ripromesso, prima che chiudesse il 2006, di ricordare una figura che nel nostro paese ha sempre svolto un ruolo notevole, anche quando  – e lo fa di solito – ha preferito agire dietro le quinte, in punta di piedi, dando al suo partner e agli altri la soddisfazione, cioè l’impressione, di svolgere un ruolo subalterno e di adoperarsi solo con l’approvazione dell’ uomo.

La Ciancianisa

di Eugenio Giannone

 

   M’ero ripromesso, prima che chiudesse il 2006, di ricordare una figura che nel nostro paese ha sempre svolto un ruolo notevole, anche quando  – e lo fa di solito – ha preferito agire dietro le quinte, in punta di piedi, dando al suo partner e agli altri la soddisfazione, cioè l’impressione, di svolgere un ruolo subalterno e di adoperarsi solo con l’approvazione dell’ uomo. Mi sto riferendo, è ovvio ormai,  alla donna ciancianese alla quale, sostiene giustamente Fausto De Michele, andrebbe eretto un monumento per come nel tempo ha condotto la sua esistenza  e saputo plasmare le persone che le stanno accanto.

   L’articolo di  De Michele del numero scorso de La Voce me ne offre l’occasione ed esordisco affermando che la Ciancianisa ha sempre “portato i pantaloni”, da moglie, da madre, da figlia. E’ stata sempre “pizzuta” e lo testimoniano le figure femminili delineate da don Salvatore Mamo (1839-1920) ne Li cunticeddi di me nanna e ne Li cunticeddi di lu vecchiu, che ad un certo punto afferma, più o meno, che la fimmina po’ dari scola a lu diavulu!  Non è da meno l’altro grande poeta ciancianese il realista Alessio Di Giovanni (1872-1946) che, soprattutto nei due drammi Scunciuru e Gabrieli, lu carusu, dipinge splendide figure femminili dei vari ceti sociali, tutte caratterizzate da una forte personalità. Addirittura la moglie de L’omu svinturatu di Pasquale Alba (1871-1945) si permette di apostrofare il marito come Testa di sceccu! La ciancianisa con il suo carattere fermo, la volontà d’imporsi non è un prodotto casuale  o generico del tempo, perché Ella ha raggiunto determinati obiettivi prima di altre nella zona e, forse anche, in Sicilia. Il motivo è semplice: si è emancipata prima. Il disgraziato lavoro in zolfara le ha imposto di assumere atteggiamenti di autodifesa e decisionali quando altrove nemmeno si poneva il problema. Che le donne siano state sempre attive protagoniste della vita sociale e politica della nostra città lo denota il loro attivismo, fondamentale, durante l’occupazione delle miniere del 1953. Furono Esse a infondere determinazione nei loro uomini, costringendoli a tenere duro; Esse percorrevano giorno dopo giorno le vie del paese e tenevano desta l’attenzione attorno alla vertenza; qualcuna si recò a Palermo ad interloquire con i rappresentanti del Governo regionale. Erano  guidate da Concetta Traina, Lucia Alessi, Antonina La Corte ed altre, i cui nomi ci sfuggono adesso.

    Serafina Montalbano (1875-1955) fu una delle prime direttrici didattiche d’Italia e, per chi avesse memoria corta, ricordo che la compianta Teresa Gagliano (1919-1993) aveva due lauree: una in Lettere classiche, l’altra in Farmacia. Non male in una società maschiocentrica; ma stiamo parlando delle donne di Cianciana che, per esempio, nell’ultima tornata elettorale amministrativa hanno giocato un ruolo decisivo. E non dimentico che il primo assessore femmina della nostra zona è stata ciancianese. La ciancianisa un bel giorno, stanca di vedere i suoi uomini prendere la via dell’emigrazione, ha deciso di investire sui figli facendoli studiare tutti, inventandosi mezzi e risorse, e già nei primi anni ’60 i pullman che ci portavano ogni mattina al Liceo di Bivona erano zeppi di ragazze: quante mani ci vorrebbero per contare le laureate ciancianesi? La Ciancianisa è stata sempre un’abile amministratrice e gli uomini l’hanno sempre lasciata fare, fiduciosi e convinti di non sbagliare: il suo carattere pratico, la sua adattabilità alle situazioni più eterogenee non potevano che indurla ad agire da protagonista, in ogni settore della vita associata e perciò è stata sempre tenuta in grande considerazione e grande è stato il rispetto che l’ha circondata. Ora si sono date anche alla poesia: ed era ora! Come non sottolineare che se molti maschi ciancianesi hanno sfondato in determinati settori lo devono al clima sereno che le donne hanno saputo costruire attorno a loro?

   E veniamo, per chiudere, al Monumento allo zolfataro. Sì, è vero: manca la figura della zolfatara. Non è colpa del Maestro Chiazza, che alle donne ha sempre dedicato molta attenzione e ne ha scolpite tantissime. Chi conosce la storia di quello splendido  monumento sa che il bozzetto comprendeva anche una statua di donna, da collocare accanto al minatore in pausa pranzo. La donna è scomparsa per … motivi economici. Sì, perché, quando c’è crisi, la prima a pagare è sempre lei. In ogni caso la Montagnola che incombe sui quattro minatori, se ben si guarda, altro non è che una donna stilizzata, la Sicilia terra-madre, Gea (non è umana, d’accordo; ma… sempri fimmina è!) , che accoglie nel suo grembo, a volerli quasi difendere e non schiacciare, i suoi figli, e dare loro sostentamento anche con un lavoro da cani, al quale proprio le donne hanno detto basta!        Ben venga un monumento alla Ciancianisa; ci vorrebbe proprio. Ma, se non dovesse arrivare,  ci sarà sempre quello che portiamo dentro, fatto di riconoscenza, di stima, di affetto e  che, sicuramente, è “più duraturo del bronzo”.  

                                                                                                    Eugenio Giannone