Erano pronti a festeggiare la nuova «nomina» con dolci e champagne. Uno degli arrestati ha detto ai poliziotti: «Mi ero perso, sono entrato a chiedere informazioni»
Auto seguite via satellite, presi così gli elettori del capo mafia
Erano pronti a festeggiare la nuova «nomina» con dolci tipici e una bottiglia di champagne
DAL NOSTRO INVIATO PALERMO - E' stato un blitz ad alta tecnologia. Con le cimici satellitari piazzate sotto le auto dei boss. E i tecnici piazzati davanti alla centralina telematica pronti a lanciare l' allarme quando i puntini corrispondenti alle auto si muovevano tutti in un' unica direzione, verso un villino-masseria con caseificio annesso di Santa Margherita Belice, a casa di un certo Francesco La Sala. Sono stati bloccati così domenica mattina i grandi elettori della mafia a conclave per scegliere il capo della provincia mafiosa di Agrigento, un boss latitante di 36 anni, Maurizio Di Gati, «carriera» cominciata a Racalmuto, nel paese di Sciascia. E molti dei 15 presenti erano stati già intercettati con spie piazzate sulle linee telefoniche o nelle loro case dove annunciavano il summit con una parola destinata ad arricchire il vocabolario mafioso perché la riunione per formalizzare i nuovi incarichi della «Commissione» di Cosa Nostra la chiamano «dibattito». C' erano quasi tutti l' altra mattina alle 10 in quel casolare perché sono finiti in manette sette capimandamento, da Casteltermini a Cianciana, da Burgio a Canicattì e Favara. Con medici, piccoli imprenditori e pensionati senza nomi famosi arrivati alla spicciolata davanti ad una tavola imbandita per l' occasione dal padrone di casa con un vassoio di dolci e una bottiglia di champagne. Non c' è stato il tempo di stapparla perché la sezione criminalità della Questura di Palermo e la Mobile di Agrigento hanno guastato la festa ai boss che, catturati come topi in gabbia, in un istante hanno perduto la spocchia dei mafiosi. Uno di loro si è liberato di 10 mila euro nascondendoli in un cassetto e poi tutti hanno negato di averli messi lì. Un ex consigliere comunale democristiano, Nicolò Riggio, 60 anni, ha balbettato davanti ad un ispettore che gli piazzava una pistola in faccia: «Io passavo qui per caso, diretto alla Fiera di Cianciana». E la stessa cosa ha ripetuto un altro ex dc, Giovanni Maniscalco, con una variazione: «Mi sono perduto mentre andavo al Festino di Santa Rosalia, a Palermo, e sono entrato qui per chiedere indicazioni». La faccia tosta non manca. Hanno provato a negare l' evidenza anche i 10 uomini filmati all' incontro che ha preceduto quello di domenica. Un altro summit tenuto il 16 giugno in un casolare di Cianciana dove la polizia era riuscita a piazzare una telecamera fra tegole e grondaia di un caseggiato formato da tre corpi bassi disposti a «U». Una proiezione che farà storia quella di ieri alla conferenza stampa con il procuratore Piero Grasso pronto a complimentarsi con i questori di Palermo ed Agrigento Francesco Cirillo e Fulvio Della Rocca, e con i rispettivi capi delle squadre mobili, Guido Marino ed Attilio Brucato. Le Tv l' hanno riproposta ieri sera. A sinistra un ingresso per la sala da pranzo trasformata in seggio elettorale. A destra depositi. Nel cortile 7 cani, una Mercedes bianca, una Peugeot, una Fiat Uno, due Alfa 155. E poi il boss in giacca e cravatta accanto a quello col giubbotto smanicato. Tutti lì per il capo da incoronare, quel Di Gati che s' è tenuto alla larga anche domenica, chissà forse per non creare imbarazzi. O per proteggere se stesso. Come è riuscito a fare, ancora una volta. F. C. L' IRRUZIONE GLI ARRESTI AGRIGENTO Il vertice Domenica mattina, in un casolare di Santa Margherita Belice (Agrigento), rappresentanti dei sette mandamenti di Canicattì, Favara, Burgio, Sambuca, Casteltermini, Cianciana e Siculiana si sono riuniti per eleggere il nuovo capo delle famiglie mafiose locali IL BLITZ Arriva la polizia Gli uomini della polizia di Palermo e Agrigento, che da tempo controllavano l' attività dei mafiosi della zona (avevano intercettato un altro incontro il 16 giugno), hanno interrotto il summit fermando 15 persone FERMATI In manette Tra gli arrestati ci sono giovani legati a Cosa nostra, ma anche pensionati e «insospettabili». In manette sono finiti, fra gli altri, Giovanni Maniscalco, 68 anni, ex consigliere comunale di Burgio e il suo guardaspalle, Alberto Provenzano, 38 anni; Andrea Montalbano, 65 anni, pensionato di Cianciana; Giuseppe Nobile, consigliere provinciale di Forza Italia, 52 anni, già assolto dall' accusa di associazione mafiosa e Fabio Vella, 28 anni, incensurato, che l' accompagnava; Stefano Fragapane, 24 anni, figlio del boss Salvatore, detenuto
Cordelli Franco
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(16 luglio 2002) - Corriere della Sera