31-07-2012: Anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Pasquale Salemi e Maurizio Di Gato hanno dato un significativo contributo, secondo i magistrati della Dda, all’inchiesta “Aliscianniri” sfociata negli arresti di Gaetano Sedita, 70 anni, ritenuto il boss del clan di Alessandria della Rocca, Domenico Ligammari, 76enne e Giuseppe Comparetto, 85enne; un quarto soggetto colpito dall’ordinanza di custodia cautelare, Pietro Perzia, di 67 anni, è irreperibile perché si sarebbe trasferito in Inghilterra.

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Salemi, in particolar modo, ha mostrato di conoscere il territorio della Bassa Quisquina in maniera approfondita poiché vi abitò ventiquattro mesi negli anni novanta contribuendo a riorganizzare il mandamento della montagna in concomitanza all’elezione di capo provincia di Cosa nostra di Salvatore Fragapane.
 
Erano altri tempi. Era il 1991 quando l’allora mafioso empedoclino Pasquale Salemi (che poi divenne il primo pentito dell’Agrigentino), a cui l’autorità giudiziaria aveva imposto il soggiorno ad Alessandria della Rocca, chiese alloggio direttamente al sindaco del Comune montano.
 
Il primo cittadino pro tempore, Giuseppe Gandolfo, senza tanti problemi, gli diede una casa popolare, ma subito -come spiega un’informativa dei carabinieri della compagnia di Cammarata contenuta agli atti dell’inchiesta “Alisciannira” alla quale i racconti di Salemi hanno dato un significativo contributo -  intervenne il prefetto dell’epoca con la revoca dell’ordinanza ritenuta illegittima.
 
Così Salemi chiese aiuto a un presunto mafioso del posto poi ucciso, Vincenzo Di Girgenti, che fece da intermediario per fargli prendere una casa in via Roma, di proprietà di Salvatore Canzoneri, già sindaco di Velletri e presidente della provincia di Roma.
 
Trovata la casa Pasquale Salemi, detto “Maraschino”, restò ad Alessandria due anni oltre il periodo di soggiorno obbligato frequentando i mafiosi che gli aveva indicato l’allora neo capo di Cosa nostra agrigentina Salvatore Fragapane. Salemi, secondo l’informativa dei carabinieri e poi per sua stessa ammissione, entrò quindi in contatto con “Giuseppe Comparetto, Emanuele Sedita, Gaetano Sedita, Vincenzo Di Girgenti, Mario Castellano, Domenico Ligammari, Pietro Raffa, Benedetto Settecasi, Fausto Di Girgenti, Felisce Scaglione e Ignazio Panepinto”.
 
Quelli rimasti vivi sono stati arrestati o indagati nel blitz “Alisciannira”. “In ordine al mandamento di Santo Stefano di Quisquina le conoscenze mi sono derivate dalla mia permanenza ad Alessandria della Rocca dal luglio 1991 al luglio 1993. Vincenzo Ferrante – ricorda Salemi - era stato nominato rappresentante del mandamento, Giovanni Pollari di Cianciana vice rappresentante,  Emanuele Sedita rappresentante di Alessandria della Rocca, Vincenzo Di Girgenti consigliere di mandamento”.