14/01/11: Ha preso il via, il 12/01/11, nell’aula bunker del carcere Petrusa davanti ai giudici del tribunale di Agrigento il processo ordinario nei confronti di Giuseppe Terrasi, 39 anni, Gaspare Tutino, 40 anni, e Paolo Miccichè, 36 anni, imprenditori di Cattolica Eraclea imputati di associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione "Minoa".
Secondo le accuse della Dia di Agrigento e della Dda di Palermo i tre sarebbero stati i nuovi volti della cosca guidata dal boss Domenico Terrasi di cui il figlio Giuseppe avrebbe seguito le orme svolgendo ruoli di vertice e partecipando anche a summit di mafia mentre il padre era in carcere dopo la condanna nel maxi processo Akragas.
Terrasi, Tutino e Miccichè, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbero infiltrati in alcuni appalti per conto dell’organizzazione mafiosa. Gli imputati respingono le accuse. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Enrico Quattrocchi, Iganzio Martorana, Maurizio Buggea, Carmelita Danile e Santo Lucia. La pubblica accusa è rappresentata dal Pm della Procura distrettuale antimafia di Palermo Fernando Asaro.
Nell’udienza di oggi sono state depositate le liste dei testimoni della difesa e dell’accusa, i pentiti agrigentini erano già stati ascoltati con l'incidente probatorio. Oltre cinquanta i teste che saranno interrogati, tra cui ci sono personaggi “eccellenti”.
La Dda ha chiamato a testimoniare infatti il sindaco di Cattolica Eraclea, Cosimo Piro, il fratello Gaspare, noto imprenditore del luogo, il sindaco di Raffadali Silvio Cuffaro, l’ex capo dell’Utc di Cattolica, Paolo Sanzeri, l’imprenditore Salvatore Moncada e il presidente di Confindustria Agrigento Giuseppe Catanzaro. Cosimo e Gaspare Piro, così come l’architetto Sanzeri, erano tra gli indagati nell’inchiesta “Minoa”, la Procura avrebbe richiesto l'archiviazione. Dall'indagine sarebbe emerso anche il condizionamento delle elezioni amministrative del 2007 da parte dell’organizzazione mafiosa locale.
I primi testi del Pubblico ministero saranno saentiti il 26 gennaio prossimo. Anche in questo troncone del processo "Minoa" si sono costituiti Parti civili la Regione Siciliana, la Provincia di Agrigentro e il Comune di Cattolica Eraclea, rappresentati dagli avvocati Salvatore Cusumano e Pietro Amato.
Come si ricorderà, nel processo svoltosi col rito abbreviato scaturito dalla stessa operazione che il 27 novembre del 2009 sfociò in otto arresti eseguiti dalla Dia di Agrigento agli ordini del capitano Antonino Caldarella, sono state emesse il mese scorso condanne severe: Domenico Terrasi 18 anni di carcere (reato riconosciuto in continuazione con la condanna avuta nel processo Akragas), ritenuto il boss di Cattolica; 12 anni per Damiano Marrella, considerato il capomafia di Montallegro; 8 anni per Andrea Amoddeo, genero di Terrasi e 8 anni per Francesco Manno, nipote del boss. Unico assolto Marco Vinti di Ribera.
La sentenza ha condannato gli imputati anche al risarcimento delle tre parti civili costituite in giudizio per i danni all'immagine, ovvero il Comune di Cattolica Eraclea, la Provincia di Agrigento e la Regione Sicilia, quantificato in ventimila euro per ogni ente.
Intanto ieri mattina, davanti al tribunale del riesame di Palermo, è stato discusso il ricorso dei difensori Antonino e Vincenza Gaziano, Ignazio e Valeria Martorana che hanno chiesto l’annullamento dell’arresto dei cattolicesi Andrea Amodeo e Francesco Manno, accusati di avere gestito gli interessi di Cosa nostra a Cattolica Eraclea.
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