Il miglioramento delle condizioni economiche fu via via evidenziato dalla sempre più consistente presenza di manufatti architettonici significativi e dal fiorire di certe attività letterarie, a volte assai significative, come quella di:
- F. Vincenzo Sedita, 1716-1792, che fù arciprete di Cianciana, filosofo e poeta epico dialettale, tra le quali opere: le Avvinturi di lu su Antuninu Di Brasi alias Testalonga;- Giuseppe Antinori, medico, pubblicista e scienziato, provetto Agricoltore, scrittore di studi sociali, garibaldino, senatore del Regno e direttore di un diffuso quotidiano meridionale;
- Salvatore Mamo, nato a Cianciana il 09 settembre 1839, da Marcello e da Maria Rosa Riggio, ed ivi defunto il 01 gennaio 1920. Prete e poeta dialettale-didascalico; tra le quali opere: Lu Risintimentu di Cianciana contra un Castrunivisi; Li cunticeddi di me nanna (1881); La distribuzione di li premi a li giovini studenti di Cianciana; Le poesie Sacre (1887); S. Agnese nni la persecuzioni (1903); Li cunticeddi di lu vecchiu (1911); Un viaggiu pi lu ‘nfernu (1875); Poesie sacre (1887); Vangelu nicu; Per l’ingresso nella Parrocchia di Cianciana dell’Arc. Carmelo Chiarenza (1914);
- Alessio Di Giovanni, nato a Cianciana l’11 ottobre 1872 da una ricca famiglia di proprietari di zolfare, poeta, demopsicologo, prosatore e drammaturgo, secondo il Luigi Russo "il più grande cantore degli umili d'Italia dopo il Manzoni", sicuramente uno dei più grandi poeti dialettali del '900 italiano, tra le quali opere: Voci del feudo; L’uva di Sant’Antonio; Scunciuru; Gabrieli lu carusu; Lu puvureddu amurusu; A lu passu di Girgenti; Cristu, ode siciliana; Lu saracinu; Fatuzzi razziusi; Mora! Mora!; la morti di lu Patriarca; Il dialetto e la lingua; La Sicilia; Maju sicilianu; tutti scritti esclusivamente in dialetto.
- Gaetano Cordova, magistrato di alto rango e poeta di raffinata cultura classica;
- Arcangelo De Michele, abate, uno dei primi in Sicilia ad insegnare Diritto Canonico all’Università di Palermo;
- Fortunato Montuoro, professore nell’Università di Palermo;
- Vincenzo Martorana, artista, maestro di meccanica pratica;
- Alfonso Mario Cinquemani, professore canonico;
- Giuseppe Bondì, canonico, che primeggiò negli studi filosofici e teologici;
- Arciprete Caroselli, valoroso oratore, poeta, patriota e sacerdote esemplare, incarcerato in quanto appartenente alla Società Segreta dei Carbonari;
- Padre Benedetto Conti, botanico, apparteneva alla famiglia Conti di Sant’Antonino di Cianciana, dove nacque e dove, in modo vago, dura la memoria delle sue virtù. Il Dott. Gaetano Di Giovanni, nel periodo in cui fu Sindaco del Comune, dal 1876 al 1884, e nel periodo in cui era residente a Cianciana, in quanto poi nella sua qualità di Notaio si trasferì a Noto, desideroso di saperne di più in merito alle notizie riportate oralmente, di cui si parlava che padre Benedetto era un uomo dotto e era un esperto di botanica, effettuò a Palermo nell’ottobre dell’anno 1884 delle ricerche e ricercando tra le carte dell’Archivio di Stato di Palermo, ha riscontrato dei dati interessanti su padre Benedetto, dati riportate “nelle memorie di G.A. De Cosmi, nota a pagina 162”.[1] Dalle ricerche del Dott. Gaetano Di Giovanni si riscontra che padre Benedetto frequentò le scuole di agricoltura e di chimica della Regia Università degli Studi di Napoli, e visitò varie volte le terre dell’agro Campano, sia nel periodo di ottobre 1789, sia nel periodo dell’agosto 1790. Poi incentivato e sostenuto dal governo si portò a studiare teorie e pratiche agricole nelle regioni della Marca, in Lombardia e nella Toscana, nel periodo compreso tra l’anno 1790 e l’anno 1791. In questo periodo incontrò il re, (che ritornava da Vienna dove aveva portato le sue figlie Maria Teresa e Maria Luigia Amalia, che erano state date in spose, l’una a Francesco Giuseppe, poi divenuto imperatore d’Austria, e l’altra a Ferdinando Giuseppe gran duca di Toscana, ove gli ultimi due lo avevano accompagnato ed era ritornato in Firenze, da dove passando per Roma aveva fatto ritorno a Napoli. Tutto nel periodo compreso tra l’agosto 1790 e l’aprile 1791), da quale ebbe ulteriormente degli incoraggiamenti. In questo periodo è entrato in contatto con diversi personaggi illustri che ne seppero apprezzare le sue qualità di scienziato. Alcuni lo aggregarono nell’accademia dei Georgofoli di Firenze, altri nella Società patriottica di Milano. Tornato a Palermo, nell’anno 1792 ebbe la nomina d’istruttore di Agricoltura nell’Istituto Normale. Nel periodo d’insegnamento, oltre a dedicarsi alla didattica, dirigeva delle piantagioni nei fondi agricoli “di persone di primaria qualità” dimostrando molta perizia nell’arboricoltura. Nell’anno 1792, nel mese di luglio, avendo avuta fatta la richiesta da parte dei cittadini dell’Isola di Lipari per dirigerli nel miglioramento dei terreni demaniali che erano stati loro divisi e censurati, egli dopo l’autorizzazione del governo, vi si condusse e vi dimorò per qualche tempo. In seguito a questa esperienza iniziò a percorrere, studiandone la natura delle terre ed i sistemi agricoli, il litorale della Valdemone, il contado di Mascali, le falde del Mongibello, l’attuale vulcano Etna, la piana di Catania ed altri territori. Dalle ricerche effettuate dal dott. Gaetano Di Giovanni, non si riscontra se il padre Benedetto compilò il “Catechismo d’agricoltura”, si ha notizia però che lo stesso nelle sue peregrinazioni annotava le sue impressioni e le sue osservazioni in un giornale. Nel periodo di sindacatura del Di Giovanni, dal 1876 al 1884, lo stesso ha intitolato, a memoria del padre Benedetto Conti, una strada comunale, la quale era nelle vicinanze del Convento dei Padri Minori Riformati.[2]
- Pasquale Alba, poeta estemporaneo, tra le quali opere: L’omu svinturatu (a cura di E. Giannone);
- Gaetano Di Giovanni, (1831-1912), padre di Alessio, uomo politico e folklorista, tra le quali opere: Notizie storiche su Casteltermini e suo territorio; Sulla strada nazionale da Bivona a Girgenti per Cianciana e Raffadali; Il Kala’t Iblatanu; Dagli amici mi guardi Dio che dai nemici mi guarderò io; La circoscrizione di Cianciana e dei comuni finitimi;
Gli ultimi due, nati altrove, elessero Cianciana a loro patria d'adozione.
Ricchissima è stata la produzione di canti popolari.[1] G.A. De Cosmi, Lettera, Palermo 22 ottobre 1789, al marchese De Marco a Napoli;
[2]- -Relazioni al vicerè, Palermo 19 febbraio 1792;
-Dispacci viceregi al De Cosmi, Palermo 11 novembre 1789, 12 settembre 1792; e al Tribunale del Regio Patrimonio, Palermo 25 agosto 1790;
-Passaporto l p. Benedetto, Palermo 27 giugno 1792;
-Dispacci regi, Napoli, 4 novembre 1787, 11 agosto 1790, 10 agosto 1791;
-Stato delle scuole normali di Sicilia, senza data, forse del 1792;
Tutti sono custoditi nell’Archivio di Stato di Palermo, R. Segreteria, Incartamenti, vol. 99 e 101, filza 5247 e 5249.
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Articolo tratto dal libro: "Sant'Antonino di Cianciana. Storia di una città di nuova fondazione", Anno 2007, scritto dall'Arch. Paolo Sanzeri.
Breve descrizione dell'opera: Il libro si occupa di descrivere Cianciana fin dalle sue origini, Che non coincidono con la data ufficiale di fondazione, ma inizia dall'età del bronzo fino ai primi del '900. Inoltre il libro Tratta dell'archeologia dell'architettura, dell'urbanistica, dell'arte, dell'ambiente e di altri temi inerenti il territorio comunale, in particolare del fiume Platani e della ex Rete Ferroviaria.
Il libro è disponibile presso il bookshop del Museo Civico.