Nell’anno 1877 a Cianciana vi era un ufficio di esazione del dazio di consumo governativo.

Inoltre Cianciana era uno dei quattro comuni del mandamento di Bivona, sotto la giurisdizione del tribunale di Sciacca, della Corte di Assise di Girgenti, e della Corte di Appello e Corte di Cassazione di Palermo.

Dipendeva dall’agenzia delle tasse e dall’ufficio del registro di Bivona; dal circolo del registro e demanio di Sciacca; dall’ispezione delle imposte dirette e del catasto di Girgenti; dall’intendenza di finanze della stessa Girgenti; dal magazzino di vendita dei tabacchi della regia di Bivona e da quello di magazzino di deposito di Girgenti; dalle direzioni compartimentali del lotto e dei telegrafi di Palermo; dalla direzione delle poste e dall’ufficio centrale del Genio Civile di Girgenti; dall’ufficio metrico di Sciacca; dal provveditorato scolastico di Girgenti; dall’ispezione delle scuole di Bivona; dal comando generale dell’esercito e dal comando della divisione militare territoriale di Palermo e dal distretto militare di Caltanissetta.

 

Era aggregato al collegio elettorale di Aragona.[1] Per gli affari ecclesiastici faceva parte, come tutt’oggi, della diocesi di Girgenti e della arcidiocesi di Palermo.

 

In questo periodo le donne del popolo portavano i capelli ben pettinati e con scriminature; lunghi pendenti di oro alle orecchie; anelli alle dita; vesti di mussolo o di lana attillate alla vita; grembiulini di mussolino, di lana o di seta e mantelline di panno nero finissimo, spesso adorne di fettucce;

 

Invece gli uomini popolareschi indossavano calzoni, panciotti e giacchette di panno, di velluto o di cotone; camiciole di flanella variopinta; graziosi berrettini di lana, e più giovani con la caratteristica scazzetta di panno o di velluto dal lungo fiocco di seta. Questo modo di vestire era della massa del popolo in genere non di quelle donne ed uomini che occupavano i gradini più bassi della società, dovuto principalmente alla povertà ed alla miseria.

 

L’aumento di benessere di cui godevano i ciancianesi si evince dal consumo dei generi alimentari: i molti castrati che si macellavano in questo periodo non riuscivano a soddisfare alle richieste dei numerosi avventori; la carne di un bue veniva smerciata in una mezza giornata; avveniva una vendita di un quantità consistente delle paste di Napoli e nostrane, del pesce, dei caci ed altro, così era di certi conforti, certi agi, certi raffinamenti, quaranta o cinquanta anni addietro possibili solo ai pochi più fortunati e più ricchi, alla data di questo periodo entrati nelle abitudini delle classi sociali del comune.

 

Questo periodo corrispose anche allo sviluppo urbano ottocentesco, quasi da coketown, tutto rivolto a nord, in diretta dipendenza del luogo di lavoro, senza reali emergenze o luoghi pubblici un agglomerato cioè anonimo di case-rifugio, contrassegnato qua e là da qualche palazzotto della piccola classe imprenditoriale.


[1] Il collegio di Aragona allora comprendeva: Aragona; Comitini; Racalmuto; Raffadali; S. Angelo Muxaro; Siculiana; Realmonte; Cattolica Eraclea; Montallegro, tutti del circondario di Girgenti; Cianciana e S. Biagio Platani del circondario di Bivona.

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Articolo tratto dal libro: "Sant'Antonino di Cianciana.  Storia di una città di nuova fondazione", Anno 2007, scritto dall'Arch. Paolo Sanzeri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Breve descrizione dell'opera: Il libro si occupa di descrivere Cianciana fin dalle sue origini, Che non coincidono con la data ufficiale di fondazione, ma inizia dall'età del bronzo fino ai primi del '900. Inoltre il libro Tratta dell'archeologia dell'architettura, dell'urbanistica, dell'arte, dell'ambiente e di altri temi inerenti il territorio comunale, in particolare del fiume Platani e della ex Rete Ferroviaria.

Il libro è disponibile presso il bookshop del Museo Civico.