Dove il corso Vittorio Emanuele si interseca con la Salita Regina Elena si apre un’ampia scalinata realizzata in pietra, delimitata ai due lati da due bassi edifici, denominati  i  casotti.

Dove il corso Vittorio Emanuele si interseca con la Salita Regina Elena si apre un’ampia scalinata realizzata in pietra, delimitata ai due lati da due bassi edifici, denominati  i  casotti.

I casotti sono degli ambienti rettangolari, disposti simmetricamente alla scalinata, le cui porte d’ingresso sono messe in risalto da portali ad arco a tutto sesto, di pregevole fattura  di scalpellini locali.

La copertura dei due casotti è a terrazzo, utilizzata come superficie calpestabile, con una ringhiera che la delimita e la rende fruibile ai cittadini, posta sopra la cornice di chiusura che è arricchita da archi  ricavati all’interno dei conci.

Da sopra i casotti, infatti, si può ammirare sia il feudo Cavallo oggi trasformato in bosco, sia nella sua interezza la Reggia Trazzera Lettighe, oggi salita Regina Elena, che taglia il centro abitato in due, generatrici di simmetria, della maglia urbana, che con l’attuale corso Vittorio Emanuele costituisce quel sistema del cardo e decumanus, ordinatori dell’impianto  seicentesco della città.

I due casotti sono stati realizzati nell’area della ex reggia trazzera dopo che si era reso abituale costruire sulle fughe, cioè su quei stralci di suolo stradale che restavano tra la linea dell’uno e dell’altro di quei fabbricati, che erano stati costruiti invadendo il suolo comunale. Attualmente i due corpi di fabbrica, all’origine di proprietà comunale, sono utilizzati come esercizi commerciali.

La scalinata ed i casotti furono costruiti intorno al XX sec. Sicuramente dopo la realizzazione della Torre dell’Orologio,  e la loro funzione è giustificata dal forte dislivello che c’era tra la via Cordova, asse principale della città, e corso Vittorio Emanuele, per cui al fine di rendere meno ripida e più agevole la salita si pensò di realizzare questo complesso architettonico ed urbanistico, il quale risulta nel suo insieme gradevolmente equilibrato, armonico e funzionale.

Il progetto è stato redatto dal Geom. Ernesto Buonadonna di Agrigento ed i lavori sono stati realizzati dall’impresa “Longo Ercole e figli” di Cianciana.

In seguito alla realizzazione della gradinata è stata posta, nella sua sommità, una fontana di cemento di pregevole fattura, successivamente sostituita dal  monumento ai caduti, più volte tolto e rimesso a seconda il volere del Sindaco pro-tempore, cambiando così la memoria storica.

 

 

Articolo tratto dal libro: "Sant'Antonino di Cianciana.  Storia di una città di nuova fondazione", anno 2007, scritto dall'Arch. Paolo Sanzeri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Breve descrizione dell'opera: Il libro si occupa di descrivere Cianciana fin dalle sue origini, che non coincidono con la data di fondazione ufficiale, ma inizia dall'età del bronzo fino ai primi del '900. Inoltre il libro tratta dell'architettura, dell'archeologia, dell'urbanistica, dell'arte, dell'ambiente e di altri temi inerenti il territorio comunale, in particolare del fiume Platani e della ex rete ferroviaria.

Il libro è disponibile presso il bookshop del Museo Civico.